Lezione di
arte, cultura e soprattutto di vita oggi al “Cardarelli” con Tano
D’Amico.

D’Amico è
partito dall’assunto che l’immagine di per sé molto spesso è
capace di orientare gli eventi storici molto più di tante parole e
che ogni periodo storico-culturale decisamente caratterizzato ha
espresso una sua iconografia specifica, tramandandola ai posteri ed
alla coscienza di ognuno. È così che, passando per i richiami ai
bassorilievi sumeri sulle deportazioni e il Delacroix de “La
libertà che guida il popolo”, il fotografo ha spiegato agli
studenti di aver sempre cercato di ‘cogliere l’anima’ delle
persone negli eventi, per porgerla a chi doveva leggere le sue
fotografie. Fotografie scattate sempre dalla parte degli ultimi, dei
diseredati, dei personaggi ignorati dalla Storia che, nel secondo
Novecento, hanno fatto invece irruzione nella Storia stessa col suo
carico di conflitti. Il movimento studentesco, gli anni ’70, i
carcerati in lotta, i palestinesi, i Rom: soggetti lasciati ai
margini dalla cultura ufficiale o letti secondo un’ottica univoca
dettata dal potere. Tano ha cercato di cambiare il punto di vista,
immergendosi nelle situazioni vissute ed al tempo stesso astraendosi
da loro per cercare quegli squarci di realtà nel cambiamento.
D’Amico ha inventato un modo di fare fotografia completamente
nuovo, spesso incompreso, che però nel tempo ha fatto scuola ma
soprattutto ha cercato di andare incontro all’umanità degli
individui e delle masse.
L’incontro di
oggi va inquadrato nell’ambito della collaborazione fra il Liceo
Cardarelli e gli Archivi della Resistenza di Fosdinovo, curatori
della mostra del lavoro di D’Amico intitolata “La lotta delle
donne” , visitabile nella Torre del Castello dei Vescovi di Luni di
Castelnuovo Magra da oggi fino al 28 maggio.